samedi 17 mai 2008


La figura di Micol é una delle più affascinanti della nostra letteratura. Quasi presaga della sua sorte, sembra rifiutare la vita e quanto la può legare ad essa, ma solo perché della vita ha già compreso la verità che agli altri personaggi del romanzo sembra sfuggire. Così costruisce per sé una dimensione che si nutre del passato, del ricordo, di tutto ciò che si svincola dalla materialità e fugacità degli oggetti e delle passioni quotidiane. Forse però la bellezza di questa storia sta proprio nel fatto che nulla davvero succede, tutto é solo pensato, accennato o desiderato, come nel "ciò che non siamo, ciò che non vogliamo" di Montale, e come nella vita, del resto.

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