lundi 2 novembre 2009

Ma i poeti, nel loro silenzio fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle.



« Alda Merini est une comète, un météorite qui n'aurait jamais atterri sur terre, mais l'aurait frôlée de si près, que les êtres sur cette terre en ressentiraient au fond d'eux-mêmes la douleur éternelle... » (Dom Corrieras).

Alda Merini, poetessa dell'amore, di tutte le sue esclusioni e di tutti gli esclusi.

Sono folle di te, amore
che vieni a rintracciare
nei miei trascorsi
questi giocattoli rotti delle mie parole.
Ti faccio dono di tutto
se vuoi,
tanto io sono solo una fanciulla
piena di poesia
e coperta di lacrime salate,
io voglio solo addormentarmi
sulla ripa del cielo stellato
e diventare un dolce vento
di canti d'amore per te.

Ha amato la sua sofferenza, non ha avuto mai paura della morte.
Alda Merini, l'amica di Giorgio Montanelli, Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale e Pier Paolo Pasolini, singolarissima e intensa figura di donna e di poetessa, è morta.
Diceva ultimamente di amare la sua vecchiaia ma di non ricordare quando fosse iniziata: "Sono nata vecchia" diceva con quelle sue frasi nude, vere e amare dove la donna vissuta faceva il paio con l'intellettuale.

Avrebbe meritato un Nobel, ma aveva anche detto di non volerlo visto che l'Italia non l'aveva trattata a dovere, tuttavia se fosse arrivato avrebbe devoluto il corrispettivo a chi cura le malattie mentali.
Ci resta - nella sua poesia, cosi' dolorosa perchè specchio impietoso della nostra anima- la sua voce resa roca dalle sigarette e - nelle immagini - quella risata da donna forte che ha saputo solcare il deserto di un manicomio (inflittole dal marito).


« Il faudra sans doute que le visage tourmenté d’Alda Merini s’éloigne un peu pour que l’on puisse estimer à sa juste valeur une œuvre poétique de premier plan. Il est vrai que cette femme, jeune poétesse prodige saluée par les plus grands et devenue leur amie, marquée par la dure expérience de la folie, est devenue une icône de la culture italienne. C’est, en un sens, la desservir. On ne doute pas de l’issue. L’œuvre l’emportera. »

Martin Rueff, Avant-propos de la notice consacrée à Alda Merini dans Po&sie 109.

La sua casa, con vecchi libri, gatti e numeri di telefono scritti sui muri con la penna o con il rossetto, due locali sui Navigli.
Le sue apparizioni, con pelliccia, collane di perle, labbra e parole rosso passione. I giorni neri dell’ospedale psichiatrico e della follia, raccontati in prosa e poesia. E, soprattutto, i versi impetuosi che nascevano di getto, da trascrivere in tutta fretta su un pezzo di carta.
Vogliamo ricordarla così, Alda Merini, la poetessa italiana mai seduta alla scrivania, «nata il primo giorno di primavera».

La casa non geme più sotto lo scricchiolio dei tuoi passi,
la casa non geme più
e datemi i rumori
i rumori pesanti
datemi i rumori di Charles
datemi il suo pensiero e il suo lento fuggire
ridatemi i rumori, della sua carne perfetta.

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