mardi 23 décembre 2008

Non chiamatela femminista, chiamatela donna, l’ultima che ha preso il Nobel.


Sto leggendo il romanzo di Doris Lessing Il taccuino d’oro (che la fece entrare nella rosa dei candidati al Nobel nel 1996), considerato da molti studiosi un classico della letteratura femminista.

La Lessing non ama essere considerata un’"autrice femminista": "Quello che le femministe vogliono da me è qualcosa che loro non hanno preso in considerazione perché proviene dalla religione. Vogliono che sia loro testimone. Quello che veramente vorrebbero dirmi è ’Sorella, sarò al tuo fianco nella lotta per il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più’".

Secondo la scrittrice, molto è stato ottenuto grazie al movimento femminista ed ora le donne godono di una relativa uguaglianza con gli uomini, soprattutto in termini di paga e di lavoro, anche se, a suo parere, per raggiungere la vera parità dei sessi si deve risolvere il problema della cura dei figli, che resta a tutt’oggi relegato al ruolo materno.

In un un mondo in cui i media stanno abituando tutti a livelli altissimi di violenza, in una sorta di silenzioso lavaggio del cervello, la ricetta di Lessing è di affidarsi alla risata: "la risata è qualcosa di molto potente e solo le persone civili, le persone libere ed emancipate, sanno ridere di se stesse". Ma è soprattutto dalla letteratura e dalla storia che per Lessing ciascuno di noi dovrebbe imparare come essere un cittadino ed un essere umano, avendo il coraggio di esprimere opinioni che si discostano da quelle della massa.

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